I Disturbi Alimentari

Secondo una prospettiva transdiagnostica, i Disturbi del Comportamento Alimentare sono accumunati dalla preoccupazione eccessiva per il cibo e per le forme corporee, ma anche dalla presenza di alcuni meccanismi di mantenimento dei disturbi:

  • Bassa autostima e identità volubile, ovvero l’identità tende a strutturarsi secondo riferimenti esterni e si riscontra una grande sensibilità ai desideri e alle aspettative altrui. I giudizi e le critiche da parte di persone importanti sono ricercate ma intollerabili e comportano sensazioni di disorientamento. La percezione è di essere ingabbiati all’interno di aspettative alle quali si sente di dover aderire per evitare di deludere.
  • Difficoltà a riconoscere e regolare le emozioni. Sperimentare alcune emozioni come ingestibili e fonte di vulnerabilità favorisce la messa in atto di strategie evitanti (controllo del cibo) che a loro volta contribuiscono al mantenimento del disturbo.
  • Perfezionismo critico, ovvero il comportamento è controllato attraverso pensieri rigidi, alterati o magici rispetto a cibo, peso e forme corporee.
  • Difficoltà nelle relazioni interpersonali, che possono abbassare l’autostima, favorire tensioni che intensificano l’evitamento relazionale e incentivare le preoccupazioni sul cibo e sul corpo.

Di seguito le categorie diagnostiche più comuni.

Anoressia nervosa
Le persone che soffrono di anoressia vorrebbero mangiare, ma rifiutano il cibo per paura di ingrassare. Alla base di questa paura c’è un’alterazione dell’immagine del proprio corpo, che viene percepito come molto grasso anche quando la magrezza risulta estrema.
Il livello di autostima è fortemente influenzato dalla forma e dal peso corporeo. Tutti questi aspetti condizionano in maniera invalidante l’esistenza e il comportamento di chi soffre di questo disturbo.
Sono state identificate due tipologie di anoressia nervosa:

Anoressia restrittiva: la dieta alimentare è rigida e radicalmente ipocalorica, con l’obiettivo di raggiungere un peso inferiore alla norma. In molti casi si pratica esercizio fisico per lo stesso scopo.

• Anoressia con abbuffate e/o condotte di eliminazione: episodi di abbuffate compulsive si alternano a condotte compensative (vomito autoindotto e/o assunzione di lassativi e diuretici) al fine di eliminare le calorie ingerite.

Si tende a considerare anoressica una persona con un peso corporeo inferiore al 15% del peso normale per età e sesso, ovvero con un Indice di Massa Corporea (IMC) uguale o inferiore a 17.
Bulimia nervosa
Chi soffre di bulimia mangia frequentemente grandi quantità di cibo con voracità avendo la sensazione di perdere il controllo. Queste persone, prima delle abbuffate, possono sperimentare un senso di solitudine e vuoto che cercano di colmare attraverso l’alimentazione. In seguito, invece, tendono a vergognarsi e per cercare di compensare quanto agito adottano comportamenti come il vomito autoindotto, l’assunzione impropria di lassativi e diuretici o, in alternativa, fanno eccessivo esercizio fisico.

Anche in questo disturbo è presente una persistente ed estrema preoccupazione per il peso e le forme corporee e chi ne è affetto può ricorrere anche a rigide diete dimagranti le quali, tuttavia, favoriscono il perpetuarsi delle abbuffate.

Le crisi bulimiche e i comportamenti di compensazione si verificano almeno due volte la settimana per tre mesi.
Binge Eating Disorder
Il disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato dalla presenza di frequenti abbuffate con la sensazione di perdere il controllo a cui fanno seguito sentimenti di colpa e vergogna che spesso inducono le persone a mangiare da sole o di nascosto. A differenza degli individui affetti da Bulimia nervosa, le persone affette dal BED non agiscono meccanismi compensatori come il vomito, il digiuno o l’esercizio eccessivo.

Non è infrequente che chi soffre di questo disturbo possa sviluppare o peggiorare una condizione di obesità.

Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno una volta la settimana per almeno tre mesi.
Altri disturbi alimentari
Il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo appare inizialmente come un modo schizzinoso di approcciarsi ai pasti che produce una significativa perdita di peso e deficit nutrizionali. A differenza dell’anoressia, la persona non ha una percezione disturbata del peso o della forma del corpo, piuttosto non mangia perché repelle alcune caratteristiche del cibo come il colore, la consistenza e l’odore o perché teme che il mangiare possa portare a conseguenze dannose come soffocamento o vomito.

Mangiare sano è un’attitudine sempre più frequente ma per alcune persone si tratta di una vera e propria ossessione che prende il nome di ortoressia. La preoccupazione per la qualità dei cibi, piuttosto che dalla quantità, impegna per un tempo considerevole chi soffre di questo disturbo: viene esaminata l’origine, la lavorazione, il lavoro nutrizionale e il confezionamento dei cibi.

La vigoressia è una forma di dismorfofobia. La persona vigoressica, o bigoressica, è ossessionata dall’idea di avere un corpo atletico; ciò a tal punto che l'allenamento e il controllo del proprio corpo (tono muscolare e massa grassa) prevalgono sulle altre dimensioni della sua vita, come il lavoro e la vita sociale o la salute fisica e psicologica. Queste persone adottano una dieta ipocalorica e spesso fanno uso eccessivo di integratori alimentari o ricorrono a steroidi anabolizzanti per paura di perdere la muscolatura che hanno acquisito.
Altri disturbi alimentari
La diabulimia è un disturbo del comportamento alimentare in cui persone con diabete mellito di tipo 1, manipolano deliberatamente la dose di insulina con lo scopo di perdere peso o per controllarlo. Il meccanismo è quello di indurre iperglicemia per perdere calorie in forma di glucosio attraverso l’urina, sebbene in questi casi la perdita di peso non sia determinata dalla perdita di grasso ma di liquidi. A questi comportamenti si associano spesso episodi di binge eating e alimentazione sregolata.

La pica è diagnosticabile quando una persona ingerisce sostanze non commestibili e senza contenuto alimentare per un periodo di almeno 1 mese. Tale ingestione non è adeguata al livello evolutivo dell’individuo e non fa parte di una pratica culturalmente o socialmente condivisa.

Il disturbo da ruminazione è un disturbo alimentare caratterizzato dal frequente rigurgito del cibo non digerito dallo stomaco fino alla bocca. A questo punto il cibo può essere rimasticato, re-ingerito o sputato e il comportamento non richiede una forzatura da parte dell’individuo né si associa a stati di nausea o vomito. Per essere definito patologico deve verificarsi da almeno un mese e il rigurgito ripetuto non è attribuibile ad un disturbo gastrointestinale associato o altra condizione medica come il reflusso gastroesofageo o la stenosi pilorica.
Disturbi dell'alimentazione sottosoglia
I disturbi dell’alimentazione sottosoglia sono caratterizzati dalla presenza di alcune delle problematiche alimentari ma non rispettano i criteri di una diagnosi ben definita. Essi sono:

• L’anoressia nervosa atipica, nella quale sussistono problematiche come la paura di aumentare di peso, un’immagine distorta del proprio corpo, il controllo del cibo e una significativa perdita di peso, che rimane tuttavia compreso in un range di normalità.

• La bulimia nervosa di bassa frequenza e/o limitata durata, dove le crisi bulimiche e i comportamenti compensatori si verificano, di media, meno di una volta a settimana e/o per meno di 3 mesi.

• Il Disturbo da alimentazione incontrollata di bassa frequenza e/o limitata durata. Anche in questo caso le abbuffate avvengono, di media, meno di una volta a settimana e/o per meno di 3 mesi.

• Il purging disorder o disturbo da condotte di eliminazione, si verifica con ricorrenti condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci) al fine di influenzare il peso o la forma del corpo in assenza di crisi bulimiche.

• La night eating syndrome, è caratterizzata da ricorrenti episodi di alimentazione notturna successivi al risveglio oppure dal consumo di grandi quantità di cibo dopo la cena. Ciò è fonte di stress e di peggioramento della qualità del sonno. C’è consapevolezza e ricordo del pasto e il comportamento non è determinato dal cambiamento delle abitudini del ciclo sonno-veglia o da tendenze socio-culturali.
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